
Spiegare in poche righe Mustafa Sabbagh, proprio lui che alle parole preferisce il linguaggio della fotografia, non è affar semplice. Né sarebbe totalmente corretto affermare che le sue immagini parlano da sole: parlano, certo, ma non da sole, parlano con chi le sta a guardare, dando vita a conversazioni e riflessioni etiche, estetiche ed esistenziali.
Al Si Fest 2015 (11-13 settembre), Mustafa Sabbagh ha presentato #000 – Tuxedo Riot, titolo sotto cui sono state raccolte due serie fotografiche: “Memorie Liquide” (2012), nome omaggio alle pennellate fluide dell’artista Boldini, e “Onore al nero” (2014-15), scatti dove la sfida tecnica – soggetto nero su sfondo nero – incontra la sfida sociale.
Ne sono esempio le opere dedicate al tema della Pietà, sviluppate in variazioni di genere – uomo-uomo, donna-donna, uomo-donna – in grado di abbracciare, così come il nero abbraccia tutti i colori del visibile, ogni possibile forma di sessualità, sessualità che provoca le convenzioni emergendo come sottotesto in molte sue fotografie, immuni da qualsiasi post-produzione.
“Il suo universo narrativo è oscuro, pervaso da una luce fredda che mette in evidenza tutte le ombre del sentire contemporaneo” – ha scritto Federico Chiara di Vogue Italia – portando in sé il seme di una rivoluzione, quella elegante di uno smoking. In #000 – Tuxedo Riot, facendo propria la lezione di Simmel e di Goffman, l’abito nero è l’abito dell’epidermide, nuda e resa lucente dalla vernice che la ricopre; come introduce Fabiola Triolo: “l’eleganza che l’indumento confessa viene tradotta in tensione drammatica, entro i margini di una calma solo apparente. In questi scatti, Mustafa Sabbagh fornisce una soluzione inedita del ritratto che supera i canoni della fotografia di moda, restituendo un’immagine densa, come le tinte di catrame e fumo nero che ricoprono ogni suo elemento, e votata alla ricerca della bellezza”.
La moda, tuttavia, non scompare del tutto, né dal passato del fotografo italo-giordano – per due anni assistente del maestro Richard Avedon – né dal travestimento di alcuni suoi soggetti: le maschere realizzate con le tomaie di scarpe da ginnastica o i gioielli di L72 indossati dalla modella Inga Savits Hanon, i costumi della sartoria Farani, le pellicce e gli accessori surrealisti, accompagnati il più delle volte da una sigaretta, ricorrenza di un vizio comune a tutte le epoche, capace di ricondurci verso una dimensione terrena, a tratti cruda, dove le imperfezioni fisiche e le nudità esibite rivelano tanto la fragilità quanto l’aggressività umana.
Oltre alla presenza di un ciclo di opere inedite (“Madri nere, nere Vesperbilder”, “Veneri di fumo e soldati di catrame”), l’esposizione si è conclusa con due video in loop, “un’unica tautologia di una passione, di un dolore […] un povero Cristo e un povero Diavolo, entrambi belli e sontuosi come solo le opere d’arte, l’uno ombra dell’altro, causa persa dell’altro, scommessa mancata dell’altro”, in un’alternanza di ruoli eterna e sacra, in un dialogo circolare, in un continuo scambio di parole.
Perché le opere di Mustafa Sabbagh non parlano da sole, ma sono indubbiamente capaci di parlare anche attraverso lo schermo di una chat-skype.
Per vedere dal vivo le opere di Mustafa Sabbagh, ecco i prossimi appuntamenti da segnarsi in agenda:
10.11.2015 – 10.01.2016: Ens Rationis, Museo civico di Storia Naturale, Ferrara
11.11.2015 – 13.03.2016: Das Unheimliche, Museo di Palazzo Marfisa, Ferrara
27.11.2015 – 06.03.2016: Il nuovo vocabolario della moda italiana, Triennale, Milano
29.11.2015 – 08.05.2016: Nirvana. Strange forms of pleasure, Gewerbemuseum Winterthur, Winterthur (Switzerland)
01.12.2015 – 06.12.2015: Scope Miami International Art Fair, Miami (USA)