A Portrait of: Emily Elizabeth Dickens

Una donna vestita di bianco, in piedi, dalla finestra della propria stanza osserva immobile, in un rarefatto silenzio di luci ed ombre, il mondo scorrerle davanti. È una tela del pittore danese Vilhelm Hammersøi, un frammento speculare che si sovrappone perfettamente alla vita della scrittrice americana Emily Elizabeth Dickens.

emily_dickinson_1Nessun marito, nessun figlio, pochissime selezionate visite, una sola amica, migliaia di fogli scritti. Una vita lontana dal mondo, rinchiusa tra le pareti domestiche, sussurrata in versi immortali. Un’esistenza avvolta nella leggenda. E se l’ennesima biografia, “Come un fucile carico” di Lyndall Gordon o il biopic “A quiet passion” diretto da Terence Davis, cerca di rivelarne segreti e delinearne nuovi aspetti, Emily resta inafferrabile. Seconda figlia di Emily Norcross e Edward Dickens, avvocato laureato a Yale e pilastro della comunità, nasce nella cittadina universitaria di Amherst, Massachusetts, nel puritano New England dell’ottocento.

emily_dickinson2La madre è una figura marginale, distaccata e passiva, il padre che Emily definirà «Il suo cuore era puro e terribile» , severo e rigoroso occupa un ruolo centrale per i figli; il rapporto più stretto di Emily è quello con la sorella Lavinia e con il fratello Austin. A 10 anni lei e la sorella minore vengono mandate in collegio. Ci restano per 7 anni, fino alla morte della cugina ed amica Sophia Holland, e per molto tempo l’una basta all’altra. Emily è una bambina timidissima, già preda dell’ansia, ma è anche una studentessa brillante e coscienziosa.

emily_dickinson_4Affonda i denti avida nella sua istruzione classica, ma si interessa anche di scienze, arte e musica. Suona il pianoforte, legge moltissimo, ama Thoreau, Dickens, ma sono soprattutto Shakespeare, le sorelle Brontë e la bibbia, letture che la influenzano, come la scrittrice Elizabeth Barrett Browning, sua musa. Per un anno frequenta il college, poi succede qualcosa, «Ho avuto una paura che non posso rivelare a nessuno », si legge nei suoi quaderni. Le ipotesi si sprecano: una delusione d’amore, attacchi di panico, una malattia renale, epilessia. Quello che è certo è che, una volta ritornata nella casa paterna con i mattoni rossi, non uscirà più, se non per brevi escursioni a Philadelphia, Washington e Boston per visite mediche.

emily_dickinson_5Emily vuole essere invisibile, vuole sfuggire al mondo. Sono gli anni di Abraham Lincoln, della fine della schiavitù e della Guerra di Secessione, ma a lei non interessa. Tutto ciò che desidera è scrivere, comincia alle 3 del mattino e passa le 9 ore successive a dare sfogo alla sua anima. Gioia, delizia, possesso, fuoco, vulcano, eruzione, vuoto, esplosione, abisso sono alcuni dei suoi termini preferiti. «Questo l’Abisso, Tesoro, sulla mia vita di cui ti faccio menzione.Quando l’Alba attraverso una fessura filtra il Giorno deve pure seguire». Morte, natura, amore, spiritualità. Lo stile è selvaggio, la scrittura sussultoria. Le parole sono tutto ciò di cui ha bisogno, il suo rifugio, quello che accade fuori dalla sua casa, fuori dalla camera che affaccia sul cimitero, non conta. La chiamano la strana zitella che non esce mai di casa, la suora di Amherst. Agorafobica, nevrotica, semi invalida, col cuore spezzato, il suo isolamento è scelta, assuefazione. Scrive: «Sarei forse più sola senza la mia solitudine. Sono abituata al mio destino». Parla solo con selezionati visitatori, gestisce i suoi legami attraverso copie manoscritte delle sue poesie, chiave d’accesso al suo circolo elitario.

emily_dickinson_6La dimora di Main Street è il suo porto sicuro, la sorella, il fratello e la moglie di lui, Susan, le mura che la proteggono. E’ soprattutto nella cognata che la poetessa trova la “sua persona”, un’amica che la capisce e sostiene, intuendone il talento e comprendendone l’animo. Emily le dedica 276 poesie, dando modo ai posteri di insinuare un possibile amore saffico tra le due. Quello che è certo è che le due sono legate da una profonda amicizia e che, quando i rapporti tra Susan ed il marito si incrineranno, a soffrirne maggiormente sarà proprio la Dickens. Accade nel 1882. Austin, ormai cinquantenne, s’innamora della ventenne Mabel Loomis Todd, moglie di un professore di astronomia Amherst. Mabel s’insinua nella famiglia gradatamente, seducendo prima il figlio di Austin, poi lui, diventa amica di Susan e, intuendo la grandezza di Emily, sarà proprio la giovane avventuriera a rendere pubbliche le opere della Dickens, tenta di sedurre anche la scrittrice. La coppia consuma i propri incontri clandestini nel soggiorno di casa, lacerando la famiglia, apparentemente sobria, in realtà abitata da passioni e spaccature.

emily_dickinson_7Anche la poetessa non è immune a travolgimenti sentimentali, come per il giornalista Samuel Bowles o per il giudice Otis Phillips, ma li vive attraverso la sua arte. L’esistenza di Emily è una serie di privazioni: fede, amore, riconoscimenti. La sua resta una vita incompiuta, un’energia inesplosa, un vulcano silenzioso, in grado di trasformare la sua misteriosa malattia in una storia di promesse, in una fonte da cui attingere ispirazione. Romantica ed ironica in poesia, fuori dalla sua arte è ironica, esigente, perspicace, infantile, geniale, ma anche fredda e crudele.

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Se è affezionata al suo cane, Carlo, suo fedele compagno per 16 anni, sa essere spietata e quando la gatta di casa partorisce, senza battere ciglio, affoga i piccoli in un catino. Capelli rossi, occhi grandi, pelle diafana, lentiggini, esile, sembra uscita da un quadro preraffaellita di Millais, ripreso quest’anno in passerella da Castelbajac. E’ una bellezza contenuta e austera, porta i capelli raccolti dentro una reticella nera, consapevole di sfoggiare un look vecchio di quindici anni. A 23 anni rifiuta un invito di un amico dicendo «Sono così vecchio stampo, caro, che i tuoi amici si metterebbero a fissarmi».

emily_dickinson_10Non si cura delle mode e veste rigorosamente in bianco, lunghi abiti con pratiche tasche, non troppo distanti dalla versione glamour vista quest’anno in passerella da Ulyana Sergeenko couture, ad Alexander McQueen, passando per Valentino, Ann Demeulemeester, Chanel e Giles, scatenando una serie di dibattiti sulla causa di tale scelta cromatica. Protesta contro l’istituzione del matrimonio? Desiderio di sottolineare la purezza? Di fuggire alla morte? O risultato di severe norme igieniche? E’ solo un altro mistero che va ad aggiungersi ad una già troppo romanzata esistenza. La sua è una vita da contorni sfocati, come le figure di Olivier Rouault o di Nicola Samorì, affronta ogni giorno ad occhi chiusi, come la donna candidamente vestita immortalata da Felice Casorati, persa nelle sue fantasie. Ritirata, quasi reclusa nella casa paterna a trent’anni ha già scritto seicento poesie, quando morirà a 56 anni per una malattia renale lascerà 1789 poesie e migliaia di lettere, di cui i suoi eredi si contenderanno i diritti.

emily_dickinson_9Lei non cercherà mai di pubblicare, vuole essere invisibile, il suo annullamento sociale è la carica che ne alimenta il talento. «Il compenso perfetto della fama si ottiene disprezzandola. Ama chi la disdegna. Voltati. Non la vedi che t’insegue?». Vive per la sua arte, i suoi sentimenti, sono per essa, persino il suo dolore, di qualunque natura fosse, ne è schiavo. «Ho vissuto di Paure» scrive «Per Quelli che sanno lo stimolo che c’è nel pericolo un altro impeto è inerte e senza vita. Il Dolore migliore è senza parole».

emily_dickinson_11Trova ironia, ambiguità, paradosso in esperienze semplici e comuni, è dotata di un’immediatezza disarmante e possiede la rara capacità di vedere le cose esattamente per quello che sono. Emily, invece, è arrivata a noi avvolta da menzogna, racchiusa in una bolla di ipotesi e presunte verità. «L’abisso non ha biografi » scrive in una lettera, una frase che sembra presagire la difficoltà dei posteri nel comprendere la sua vera natura, troppo impegnati ad appiccicarle addosso un ideale romantico da sovrapporre alle sue poesie. Emily Elizabeth Dickinson è una figura sfuggente, in bilico tra realtà e fantasia, attorno alla quale ruotano diverse leggende:epilettica, amante abbandonata, preda dell’ansia. « La mia vita era stata un fucile carico,negli angoli , finché un giorno il proprietario passò. Mi identificò. E mi portò via ». La verità resta nascosta tra i suoi versi.