
Un successo lungo 80 anni quello di Lacoste, la casa d’abbigliamento sportivo nato nel 1933 dal sodalizio tra René Lacoste e André Gillier. Nell’anno in cui festeggia otto decadi di successo, il brand del coccodrillo decide di far sfilare alla Mercedes Fashion Week di New York una collezione fortemente ispirata al passato ma che strizza l’occhio a un futuro di rinnovamento.
Eppure, la polo più indossata di sempre, i suoi anni se li porta bene; diventata un classico senza tempo è ormai un simbolo e un’icona mondiale in fatto di abbigliamento sportivo.
Era il lontano 1927 quando il tennista francese René Lacoste, capitano della squadra di tennis, decise di rivoluzionare la divisa utilizzata fino ad allora sui campi di terra rossa, considerata obsoleta e poco funzionale, e progettare una nuova divisa. Da un blazer pesante e scomodo nasce l’idea di una maglia a maniche corte e più leggera che utilizza un cotone traspirante.
Era nata la polo Lacoste, la stessa che ancora oggi compriamo e indossiamo nel nostro casual daywear. Ma se Lacoste è facilmente riconoscibile dal coccodrillo, applicato a caldo sulla parte sinistra degli indumenti, non tutti sanno che la prima polo, il tipo zero, quello da cui è partita tutta la produzione in serie, era stata battezzata dal suo creatore con la sigla L.12.12, dove nessun riferimento è puramente casuale.
Se la L è facilmente riconducibile al nome della maison francese, le cifre stanno ad indicare l’unicità del tessuto con cui è confezionata la polo, il famoso cotone petit piqué, il rinnovato design a maniche corte del modello classico e il numero delle versioni finalizzate da René Lacoste. Particolari che contribuiscono ad alimentarne il mito, così come la storia dietro alla scelta del logo a forma di coccodrillo, soprannome quest’ultimo dato proprio a Lacoste dalla stampa statunitense per sottolineare la tenacia del capitano della squadra francese sui campi da tennis. L’amico Robert George disegnò lo stesso coccodrillo che fu poi ricamato sul blazer che indossava in campo.
Con l’apertura dei primi negozi monomarca negli anni Ottanta e con la differenziazione della produzione con calzature, accessori e profumi, il marchio acquista il prestigio di una casa di moda tout court, nonostante la prima creazione rimanga comunque il capo identificativo del brand, sintesi perfetta di eleganza e praticità.
L’incontro-scontro col passato si evince anche, e soprattutto, nella collezione autunno/inverno 2013/14 appena presentata alla fashion week newyorchese, così come conferma Felipe Oliveira Baptista, direttore creativo del brand: “Sono andato indietro, ripescando tra gli elementi iconici del marchio. Uno sguardo al passato, tuttavia, che serve a guardare avanti, un pò come iniziare a scrivere o a costruire su una pagina bianca sperimentando nuove combinazioni e, perché no, anche rischiando”.
Una decisa virata dalla strada maestra si percepisce nelle linee, nelle forme e nei tessuti completamente rivisitati. La donna Lacoste del prossimo inverno è un’esploratrice polare che, incurante del freddo, si avventura in questo viaggio inedito e inaspettato. Le linee, una volta sportive e fluide, si irrigidiscono, le forme morbide si geometrizzano, i tessuti si declinano e si mischiano al piqué, grande punto fermo e marchio di fabbrica della maison, dando vita a composizioni ibride di cotoni, lane e mohair.
Cappotti dalle spalle larghe, giacche a vento dalle forme trapezoidali e dai tessuti tecnici, dolcevita che fanno capolino da maglioni e capi spalla, gonne a tubino, pezzi unici su cui spicca l’inconfondibile coccodrillo. Uno sportswear in versione sexy che non manca di vestirsi persino di pelle per un total look da vera dark lady.