
Davide Forleo, grafico e illustratore, lavora da oltre dieci anni nel settore della comunicazione che coinvolge la strada, spazi privati, ex ospedali, chiese sconsacrate recuperando luoghi dismessi e in disuso promuovendoli a spazi d’arte.
Nel 2006 crea il sito: peachbranch.com.
Peach-Branch ovvero ramo di pesco è il suo motto; fare e creare senza una metodologia definita ma seguendo il proprio sentire perché nell’arte dello sperimentare non si sa mai dove si va a finire.
Illustrazioni, collage, disegni e lavori personali che spaziano fra svariati temi: fantasy, politica, sociale, viaggi onirici ed astrattismo.
Le opere sono tutte accomunate da un aspetto caratteristico vintage: il riciclo di materiali, i colori usurati, il forte utilizzo materico e il vecchio-stile d’epoca le rende da una parte traghettatrici in un mondo parallelo e dall’altra mediatrici di quotidianità.
Spesso nelle tue rielaborazioni si trovano scomposizioni umane dove il volto viene sostituito con un oggetto.
Da cosa nasce la combinazione? Sono oggetti scelti per il loro significato simbolico o un’azione puramente estetica?
Come principio mi diverto a prendere elementi e a portarli in una nuova dimensione estraniandoli dalla loro realtà per crearne un’altra. La serie delle teste nasce per ironia tra amici al lavoro. Prendo molto spunto da ciò che mi accade nel quotidiano, dalle varie “visioni” che vivo durante il giorno per poi realizzarle. Le opere sono la personificazione dell’ossessione o della passione che caratterizza un individuo. Testa di cannocchiale sogna, guarda le nuvole nel cielo e pensa di essere in altri luoghi e così via c’è ne per tutti. La cosa che mi piace è un gioco infinito.
Nella passata serie il volto viene sostituito con lampadine, cuffie, cannocchiali, megafoni, telecamere etc. Ora, un limone. Perché?
Nella nuova serie ho unito il passato ed il presente, concetti fondanti del mio lavoro. Voglio parlare del contemporaneo visto dagli occhi di chi guarda, come se fosse già accaduto. Ora questi personaggi sono più credibili. Appartengono al mondo surreale però hanno un nome ed un cognome, una forte personalità, come se fossero davvero vissuti. Gli oggetti/testa, come ti dicevo, possono essere infiniti come infinite sono le varietà di personalità esistenti al mondo. Nel caso di Miss. Lemon, testa di limone è perché in questo ultimo periodo, per un lavoro, ho incontrato una persona particolarmente acida ed eccola che ha preso vita.
Sicuramente sì il mio lavoro vuole essere provocatorio più o meno esplicito a seconda dell’occasione. La mia intenzione è quella di provocare una qualche emozione attraverso le mie creazioni.
Rimanendo in tema provocazione: i personaggi celebri rielaborati e associati a frasi altrettanto celebri sono sola provocazione o nascono da uno stimolo in più?
Nel caso del papa che dice guardate ciò che state e facendo e di Bush vestito da Napoleone, con la scritta in tedesco matto, fanno parte della serie War, nata dopo l’attacco americano in Medio Oriente nel 2001. Questi sono volutamente provocatori, della serie fanno parte anche le bombe e i missili che piovono dal cielo sull’uomo indifeso così come è successo in Afghanistan. Nascono come delle cartoline dove lo slogan vuole essere: “Organizza anche tu il tuo attentato. Scrivici, manda il luogo e data. Organizzeremo per te il tuo atto terroristico, sarai accontentato!”. Così nell’opera Look what you’re doing il papa sembra voler dire all’umanità intera: Fate qualcosa, chiunque tu sia, cambia qualcosa perché il mondo può cambiare grazie a te.
Nella serie dei filosofi, invece, l’input è quello di prendere personaggi storici e farli rivivere nel mondo attuale con una nuova immagine mantenendo però il loro slogan.
Navigando ho trovato una tua passata presentazione dove racconti di aver recuperato vecchi spazi in disuso riqualificandoli come luoghi d’arte.
Mi racconti questi interventi? Qual è il più significativo o soddisfacente?
Nel periodo finale delle superiori aiutavo due miei docenti in un progetto chiamato Museo Teo. Senza sede o opere il museo consisteva nella creazione di un evento artistico legato ad un tema prestabilito e portato in un luogo estraneo al mondo dell’arte e alle sue performance.
Sicuramente il luogo più forte è stato l’ex ospedale psichiatrico di Firenze, dove tra i corridoi e le stanze si respiravano le molte storie vissute dentro a quei muri. L’aver allestito una mostra e aver dormito in questo spazio ha reso l’esperienza violentemente intensa. Dico violentemente in riferimento al ricordo di alcune opere di ex pazienti trovate in uno scantinato.
Nelle tue rielaborazioni sei molto legato alla commistione tra digitale e analogico, è una tecnica innata a cui ti sei affidato fin dall’inizio o ti ispiri a qualcuno?
Mi piace che le due cose si mescolino e si confondano tra loro.
Fare un collage-digitale è una forte contrapposizione e mi diletto nel simulare al computer una cosa che sembra sia stata fatta a mano. Oppure parto da un’elaborazione collage cartacea, che dopo essere stata macchiata, ad esempio di caffè, acquisisco e rielaboro a computer completando così un lavoro più trasversale di miscellanea tra i due linguaggi.
Credo sia un linguaggio molto contemporaneo, dove non si dimentica da dove siamo venuti e dove dobbiamo dirigerci; nel mio caso, nascendo come grafico, arrivo dalla carta stampata, ma sono consapevole che il digitale è il linguaggio del futuro.
Il prossimo evento che ti vede protagonista è SoS, una mostra d’arte estemporanea organizzato dall’associazione Yourban. Un nuovo progetto che mira a richiamare l’attenzione sui giovani creativi dando loro modo di esporre i propri elaborati per quattro settimane. Un’iniziativa che propone la collaborazione tra illustrazione e musica.
Alle tue rielaborazioni grafiche il 2 novembre verrà associato l’artista cantautoral-elettronico Davide Vettori, senti o vedi qualche legame tra le vostre forme d’espressione?
Sinceramente non lo conosco bene. Ho ascoltato però alcune delle sue tracce, e il fatto che faccia musica elettronica con un vago sapore anni Ottanta unito ad un cantautorato italiano che tratta temi della vita quotidiana mi ha impressionato favorevolmente. Mi ha fatto considerare il suo lavoro vicino al mio operato.
Recentemente sei stato selezionato come illustratore della settimana dell’Illustrative di Berlino 2013.
Significa che sei un’artista già affermato, ti stai affermando o niente di tutto ciò? Cosa, come, quando e perché è nata la voglia di partecipare ad un evento estero?
Non sono ancora stato selezionato, ma credo e sopratutto spero lo sarò. Non per questo sono un artista affermato (anche se per me lo sono già dalla 3ª elementare!).
Principalmente lavoro come illustratore e vorrei fosse il mio lavoro primario. Proprio in questo periodo sto cercando contatti e rappresentati all’estero in quanto qui, in Italy, i meccanismi sono malati.