
C’è chi, in tempi di crisi come quelli attuali, decide di sfidare la sorte e dire no al minimalismo imperante utilizzato (in modo più o meno evidente e convincente) dalla maggior parte delle case di moda. I temerari sopra citati sono personalità forti e coraggiose, che rispondono al recesso con l’eccesso.
Dopo una laurea all’Istituto delle Belle Arti di Belgrado, Ana Ljubinkovic mette la propria passione per il pittorico al servizio della moda. Era il 2004 quando, da dei casuali schizzi prodotti nel tempo libero, viene concepita la sua prima vera collezione presentata poi alla Belgrade Fashion Week. Indiscutibile il successo: da quell’anno in poi la giovane designer viene considerata come una presenza imprescindibile dalla manifestazione, proprio per la sapienza con cui è in grado di abbinare colori stampe e fantasie apparentemente inconciliabili.
La vera rivoluzione di Ana sta nel gioco di tessuti e colorazioni che rendono ogni pezzo insostituibile. A sottolineare ulteriormente l’unicità dei capi è l’intenso e faticoso lavoro manuale sotteso ad ogni creazione. Perline, righe, stampe floreali, coralli, sono solo alcune tra le decorazioni predilette dalla designer, che rivive un citazionismo che tocca gli anni Ottanta ma anche i Sessanta in un mix dal sapore robotico, ma ultra femminile, che sfrutta a pieno le pontenzialità dei candy colors.
A metà strada tra una viaggiatrice dello spazio ed un coloratissimo cup cake la donna immaginata da Ana si abbandona alle interpretazioni più estreme, come quella realizzata dal magazine FAAR che utilizza il collage e l’illustrazione per rileggere la sua collezione estiva.
L’estate di Ana è fatta di dolci e zuccherosi sogni basati però su una concretezza artigianale davvero strabiliante e fortemente orientata al kitsch. Da tenere d’occhio.