E-movie: I giorni della vendemmia

In attesa del Milano Film Festival 2012, rassegna delle migliori pellicole indipendenti, Enquire dà il via ad una rubrica ad hoc di proposte cinematografiche. Si comincia col primo lungometraggio prodotto e distribuito dall’emiliana Ierà, I giorni della vendemmia, un film di Mario Righi (classe 1983) che racconta attraverso seducenti dicotomie il cammino verso l’età della consapevolezza.

La pellicola, ambientata nel 1984, racconta la storia di un’Emilia Romagna dove cattolicesimo e socialismo convivono, dando vita a quelle contraddizioni tipiche dell’Italia perbenista. Dio contrapposto a Marx, Abele contro Caino, la città come antitesi della campagna. Attraverso gli occhi acerbi di Elia, Marco Righi crea i presupposti per un racconto che disegna la crescita interiore del protagonista verso l’età adulta, passando per la scoperta del proprio corpo e di quello femminile, in un contesto in divenire.

L’ingenuità di Elia, contrapposta alla franchezza emancipata di Samuele, figlio degli sconvolgimenti del ’78 e giornalista musicale per l’estero, accentuata dall’interazione di Emilia, la cittadina venuta a destabilizzare un equilibrio già di per sé precario, diventa il filo conduttore che relega religione e politica al ruolo di elementi secondari.

L’impronta politica di Marco Righi è comunque un plusvalore nelle sue produzioni. Abbasso il Duce, del 2006, filmava i sentimenti contrastanti di una generazione di partigiani emiliani, concordi però sulla difesa della memoria. La stessa che ne I giorni della vendemmia, con la morte-emblema di Berlinguer, appare labile in un momento di profondi cambiamenti sociali e culturali.

Il paesaggio rurale, contrapposto alle città in cui anche l’umanismo è capitalizzato, rimane comunque l’unica vera fucina di quella nostalgia ideologica che nell’Emilia paesana va quasi a braccetto – ma sempre con le dovute distanze – con la comunità dei credenti. “Strani voi cittadini, vi piace tanto la campagna, poi non ci restate mai”.