Sideshow Alley, musica tra i vicoli di Melbourne

Un vicolo rustico nella città di Melbourne, una chitarra ed una voce che grazie all’acustica risonante concessa dalla viuzza sommersa dal buio, sembra uscire da uno studio di registrazione. Gareth Liddiard, il cantante della band australiana The Drones, qui in veste di solista, è uno dei diversi acts che hanno preso parte a Sideshow Alley, il progetto made in Australia, che celebra la musica dal vivo con una produzione video altamente professionale.
Il progetto nasce con lo scopo di riprendere tutti gli artisti che si esibiranno nei vicoli di Melbourne, in Australia (e non solo), filmandoli mentre eseguono una canzone, con una sola registrazione, senza ordine del giorno o prove prestabiliti. Imponendo la location, il tempo e restrizioni di tecnologia, vien fuori da ogni artista un lato diverso e sincero, un po’ nello stile del sito francese Blogothèque e di tutta quella filosofia basata sulle music sessions estemporanee, i cosiddetti “one-take music video shoots”.
Sideshow Alley è una collaborazione tra Dave Budge, il fotografo e art director Ty Johnson ed il tecnico del suono Selwyn Cozens. Sul sito ufficiale si può trovare una scheda relativa all’esibizione di ogni artista, con informazioni sulla crew che ha permesso di girare il filmato, la locandina scaricabile gratuitamente, la location su Google Maps e, ovviamente, il video dell’esibizione con una breve descrizione dell’accaduto ed un’introduzione all’artista. Noi di Enquire, sempre curiosi, ne abbiamo parlato con Ty per saperne di più.

Com’è iniziato tutto? È stato difficile mettere insieme tutti questi registi, fotografi e tecnici del suono?
L’idea di Sideshow Alley è nata una sera in cui Dave ed il sottoscritto stavamo guardando una band locale di Melbourne, The Tiger And Me. Come ex-colleghi di un’agenzia creativa digitale, avevamo parlato spesse volte di lavorare di nuovo insieme ad un video musicale. Così abbiamo contattato la band e discusso su alcuni concetti del filmato, e tutti sono stati d’accordo sul fatto che un’ottima presentazione sarebbe stata quella di catturare una performance dal vivo in un vicolo nelle vicinanze, prima di intraprendere la realizzazione di un vero videoclip. Lavorando nel settore creativo commerciale, avevamo costruito buone amicizie con molti professionisti nelle aree della produzione cinematografica, della fotografia e dell’ingegneria del suono. Melbourne è una comunità molto aperta per quanto riguarda le arti, così non è stato difficile mettere insieme un team iniziale di amici tutti disposti a contribuire al progetto. Con la pianificazione di questo video nel vicolo, rapidamente trasformatosi in quello che è ormai diventato uno dei nostri episodi più strutturati, abbiamo deciso di incontrarci col musicista solista Isaac de Heer, per una prova sul posto. Dopo aver esplorato diverse località per questi primi due filmati, era diventato chiaro che c’erano vicoli a sufficienza e  una varietà di artisti disposti a considerare questo collettivo come un progetto in corso. Sebbene Dave e io venissimo entrambi da un background di arti visive, il feedback iniziale evidenziava l’impatto che la nostra registrazione del suono dal vivo conferiva alle immagini. Abbiamo subito compreso l’importanza di avere come amico Selwyn Cozens ed il suo apporto professionale alla qualità del suono.
In cosa consiste il vostro progetto? L’avete definito come “the labour of love”. Perciò la gente dovrebbe aspettarsi un gruppo di creativi no-profit che mettono l’arte al primo posto?
Il nostro processo di post-produzione passa attraverso diversi livelli di feedback all’interno del team, prima che il lavoro finito venga reso pubblico. A noi tutti interessa innanzitutto mantenere alto il livello qualitativo. Essendo indipendenti, siamo fortunati dal momento che abbiamo pochissime restrizioni nella creazione dei filmati. Senza implicazioni commerciali, gli episodi vengono curati minuziosamente quando il tempo lo permette e non sono limitati da scadenze o vincoli creativi. Naturalmente, siamo molto consapevoli di dover rappresentare gli artisti in maniera accurata e nel miglior modo possibile, e  questo rappresenta un buon compromesso creativo. La maggior parte degli artisti che si sono esibiti hanno fornito un riscontro molto positivo. Con l’accento posto sulla creazione di video che siano belli e capaci di “catturare il momento”, la ricompensa viene da chi ci segue rispondendo positivamente e dal sapere che gli artisti sono felici del risultato.

Questo “labour of love” è sicuramente dispendioso. Così tante persone coinvolte meritano un riconoscimento per il tempo prestato. È sicuramente un duro lavoro, o no?
Trovare il tempo nelle nostre pianificazioni individuali è una delle sfide principali. Mentre la registrazione dell’episodio dura circa 30 minuti e ha un’interruzione minima, con la maggior parte della crew che ha impegni di routine e personali, il flusso di lavoro in post-produzione è particolarmente ristretto. L’editing, il colour grading ed il sound mixing richiedono molto tempo ed energia. Sebbene il nostro lavoro insieme non sia probabilmente così efficiente come desiderato, c’è un vero e proprio senso di orgoglio nel garantire che gli episodi vengano fatti nel miglior modo possibile. La nostra aspettativa è che il progetto resti senza fine di lucro, ma stiamo esplorando varie forme di finanziamento. Ognuno investe così tanto tempo e fatica che, anche se la ricompensa è sempre l’esposizione della nostra arte, sarebbe altrettanto bello rendere il nostro flusso di lavoro più efficiente e soprattutto realizzare contenuti più spesso.
Avete avuto il privilegio di “ospitare” diversi artisti più o meno conosciuti. C’è stata un’esibizione in particolare che vi ha colpito? Se sì, quale?
Abbiamo gusti musicali differenti e ognuno di noi ha quindi il suo artista preferito. Nel ruolo di direttore musicale, ho avuto un bel peso nella selezione di tutti i nostri artisti, così è difficile individuare un performer in particolare. Come un padre orgoglioso, li amo tutti. Il nostro recente episodio con Gareth Liddiard è un grande esempio dell’impatto che un artista solista può avere: spogliato sino all’essenziale, il talento diventa palese. Esporre tale genio iconico australiano al resto del mondo è un privilegio di cui beneficiamo. È anche l’eterogeneità degli interpreti che offre la motivazione ad andare avanti: dal folk tipico del Texas, alle armonie del locale quartetto femminile, sino alla coreografia della Australian Ballet Company o il garage portoricano dei Davila 666 esibitisi su un tetto newyorkese. Con un inverno impegnativo alle spalle, ora abbiamo un portfolio di richieste più ampio della lista degli episodi già realizzati. Lissie, Architecture In Helsinki, Fitz, The Tantrums e i Gomez sono alcuni dei nomi in prossima uscita.

Parliamo di ipotesi. Qual è l’artista col quale vi piacerebbe collaborare per Sideshow Alley se poteste sceglierne uno e perché?
Durante le discussioni iniziali abbiamo parlato di alcune delle nostre band preferite. La mia lista includeva My Morning Jacket, The National e i Midlake. Questi ultimi, fortunatamente, erano in Australia per un tour e non molto tempo dopo hanno accettato di far parte di uno dei nostri primi episodi. Mi sarei fermato anche allora con il progetto per la felicità! Con questo mix di interessi musicali del nostro collettivo, abbiamo parlato delle nostre ipotetiche liste dei desideri. Dave sarebbe il tipico bambino nel negozio di caramelle, se artisti del calibro di Beyoncé, Arcade Fire, Journey o Madonna si mettessero in contatto con noi, mentre Selwyn potrebbe appendere le scarpe al chiodo dopo una telefonata di Van Halen!