Paradigmi irregolari del design e dell’editoria

Volo, Nolo e Malo.
E Bolo?
In questa giornata di paradigmi irregolari vogliamo sapere chi è Marco Nicotra, grafico pazzo (direbbero alcuni) che aveva tra le mani un contratto a tempo indeterminato e ha deciso di mollare tutto per inseguire un progetto.
Chi è questo ragazzo classe 1982 il cui lavoro coincide con una passione? Chi è – se esiste davvero – questo giovane italiano che da quasi un anno si dedica ad un progetto che risponde al nome di Bolo Magazine?

 

Quando non mi dedico al lavoro di grafico, mi dedico alla mia passione: la grafica! Non stacco mai ma non lo considero un lavoro, quanto più una vocazione che ho la fortuna di avere.

 

Occhi sbarrati, un pizzico di invidia e tanta ammirazione.

Perché mai una rivista grafica di 100 pagine e in due colori che combina in un grande miscuglio illustrazioni, disegni e fotografie si chiama BOLO?
Ho la sensazione di essermi risposta da sola, chissà perché.
Ma se non si fosse chiamata così?

 

La fase di scelta del nome e del logo sono state brevissime, non avevo voglia di perdere mesi in dettagli bensì di passare subito al sodo. BOLO è il primo e ultimo nome che mi è venuto in mente, Mi serviva una parola italiana che avesse un suono curioso se pronunciato da un inglese, il contrario rispetto alla tendenza generale di questi anni.

BOLO nasce a Berlino, là dove, ci spiega Marco, la chiamano “PÖLÖ”.
Nella sue testa, mentre sfogliava alcune riviste di Motto Distribution, si è palesata una cosa bella quanto rara: la voglia.
Marco vuole e ha i mezzi di creare una rivista di grafica.
E la crea.

 

All’inizio BOLO doveva essere un libretto pinzato di poche pagine che racchiudesse solo i miei lavori. Nell’arco di sei mesi è diventato un libretto di 100 pagine con al suo interno lavori per metà miei e per il resto di molti altri artisti e grafici sparsi per il mondo.

 

Marco è nato e vissuto a Milano, città che ama e che odia.
In un momento storico in cui a molti l’unica soluzione sembra la fuga all’estero, mi sorge spontanea una domanda: il capoluogo lombardo è un terreno fertile per un giovane designer?

 

Credo che sia bello cercare di fare quello che si vuole  nel paese in cui si è nati, anche con un po’ di sano orgoglio. Se non ci si riesce allora è giusto spostarsi. Io per ora ci riesco.

L’ammirazione aumenta. Ci piace il modo di pensare di Marco: o bianco o nero.
In effetti anche nella sua rivista i colori dominanti sono sempre e solo due.
Quale colore rappresenta questo giovane designer?
La risposta ci spiazza.
Di nuovo.

 

Purtroppo (c’è chi dice per fortuna) sono daltonico quindi faccio fatica a trovare un colore che mi rappresenti. Ho un strano rapporto coi colori, li confondo spesso, è come se avessi una palette cromatica tutta mia, simile ma diversa dalla palette condivisa dagli tutti altri.

 

I colori del primo numero di un progetto così ambizioso sono stati il blu, il colore del cielo, e il bianco.

Il tema è stato suggerito a Marco da una sua cara amica, Valeria Rossini.

Sono le parole di Philip Roth in I Married a Communist: The Stars are indispensabile.

Navigando (e perdendoci) sul blog di Bolo Magazine scopriamo che le idee di Marco sono senza fine: Bolo è anche una casa editrice.

 

Ho sentito l’esigenza di creare un contenitore di progetti futuri: BOLO Paper. E l’dea si è rivelata subito azzeccata! Sono già uscite due altre mini pubblicazioni disponibili sul sito e altre sono in cantiere. C’e poi il discorso di chi ha la voglia di creare e stampare qualcosa ma non ha i mezzi o l’esperienza per farlo. In questo senso BOLO Paper si propone come editore e distributore di progetti editoriali a basso budget ideati da altre persone.

 

Una delle due pubblicazioni si intitola Lost in Berlin.

La città di Berlino sembra una costante nella vita di Marco.

 

Quando viaggio mi stresso moltissimo, quasi da preferire lo stare a casa.  Berlino è l’unica città che non mi stressa. E’ piena di spunti creativi e solo andandoci si capisce come possa influenzare il processo creativo di una persona che fa il nostro lavoro. Ci sono stato tantissime volte in questi ultimi due anni. Lost in Berlin è una zine dedicata a questa città ed al mio modo di viverla.

“Ognuno, ogni giorno, deve opporsi e resistere (…). Ogni giorno bisogna puntare i piedi” ed “evitare le parole stravaganti. Tutti i termini pedanti non servono allo scopo”.

Proprio come Marco e proprio come Bolo.

Terminiamo questa bella chiacchierata con le parole di Philip Roth, invitandovi a visitare il sito www.bolomagazine.com