Lo speed dripping di Agnes Cecile

Sono mani giovani, quelle di Agnes Cecile, scivolano sulla tela portando con loro il colore sotto le setole dei pennelli. Le linee colano, curvano, grattano sussurri sull’intelaiatura, ripassano le sopracciglia poi di nuovo gli occhi, ancora una volta gli occhi.
Sono i volti di Agnes Cecile, tensioni di animi e muscoli.
Sono i volti di Silvia Pelissero, in realtà, nata a Roma nel vicino 1991 e diplomata al Liceo Artistico G. De Chirico.

Chi è Agnes Cecile, Silvia?
Agnes Cecile è, in sostanza, una ragazza che ama evitare le domande!
Sei giovane, eppure le tue opere raccontano tensioni emotive forti, quasi laceranti. È proprio avere vent’anni che ti permette di leggere e, perchè no, apprezzare il sublime melanconico?
Avere vent’anni vuol dire che ogni emozione forte che vivi, probabilmente è un’emozione nuova. È un tema  vivo, in continua metamorfosi ed evoluzione; studiarlo e parlarne fa bene a sé stessi, aiuta a fare ordine dentro di sé. Un lavoro d’arte è una confessione: è quasi terapeutico e in genere si confessano gli stati più duri e difficili. Forse avere vent’anni è limitativo, si è attirati da questa novità, ma sarebbe meglio parlare con la stessa intensità di ogni cosa, non solo della propria cara melanconia.

I tuoi soggetti sono uomini, donne, volti. Sono facce, espressioni estrapolate da un non-luogo. Fantasmi, visioni o fotogrammi della realtà?
I miei lavori parlano di volti sconosciuti, estranei, potrebbero essere soggetti presi random nella folla. Io parlo appunto delle espressioni sulle loro facce o dei loro corpi, l’identità non è rilevante. Diciamo che potrebbero essere delle visioni di fantasmi della realtà! Non sono fotogrammi, sono solo dei lontani e vaghi riflessi, partono da me come soggetto di studio e si riflettono sulla realtà.
La tecnica: un’amalgama tra speed painting, caratteristica della graphic art, e il dripping di Pollock. Come hai raggiunto questa sintesi?
Io avevo un interesse ben preciso quando ho iniziato a fare queste cose, volevo parlare di cosa facesse, di dove andasse la linea. La linea di per sé, la linea nera che da sola alla fine crea l’immagine. I miei primi schizzi li realizzavo facendo grovigli di linee nere con la penna, dei tratti molto veloci e irregolari, ma dietro quei segni rimaneva sempre troppo presente la guida della mia mano. Avevo bisogno di un mezzo che desse più libertà e imprevedibilità alle mie linee: il dripping era la soluzione perfetta. La vernice cola sulla tela, non è sotto mio controllo del tutto, crea immagini impreviste, e lo speed painting interviene per comprendere come si creano queste immagini; è importante vedere come la vernice cada e crei un volto e un corpo dopo pochi minuti, in seguito io posso apportare piccoli ritocchi, ma l’immagine di base è comparsa subito.

Dipingere in isolamento o partecipare ad una performance, cosa preferisci? 
Per timidezza risponderei a vita in isolamento, ma secondo me la cosa più importante di un dipinto è la sua creazione; mentre creo mi sto esprimendo, l’immagine che poi vedi è solo un riassunto di quel che è successo. È una cartolina carina che non può descrivere veramente cosa hai visto in vacanza. Le performance rendono pubblico quell’attimo intimo, di sicuro è un’invasione di spazi, ma bisogna fare qualche compromesso con sè stessi se ci si vuole esprimere.

Tra i grandi, Schiele, Munch, Bacon sembrano essere l’accostamento più immediato. Si può dire che lo spessore psicologico dei vostri soggetti è il fil rouge che vi unisce?
Direi proprio di sì, sono tutte figure distorte e deformate, parliamo un po’ degli stessi argomenti. Ma Bacon è una sorta di modello per me, probabilmente mi ha influenzata moltissimo.
Arte figurativa: l’apporto della graphic art può essere una scintilla dell’innovazione o è -al contrario- il colpo di grazia per definirla obsoleta?
Entrambe. La graphic art segna la fine della pittura tradizionale, ma al contempo gli dà i mezzi per rinnovarsi. L’arte tradizionale impara dalla digitale, e la digitale impara dalla tradizionale. Si imitano a vicenda. Finché la pittura farà qualcosa per rinventarsi non sarà del tutto obsoleta, ma di sicuro il futuro dell’arte è nel digitale, nei video, nella tecnologia: sono troppo a contatto con le persone, vincono in partenza.

Agnes Cecile è sempre con Silvia, o qualche volta hai la libertà di non essere un’artista?
No, grazie al cielo non è quasi mai con me. Spunta quando serve, si fa assieme quel che c’è da fare e ci si risaluta subito dopo! Poi nella vita di tutti i giorni può esserci un’ispirazione o un’emozione interessante, ma basto io per immagazzinare le idee.
Mostre, performance, uno scambio di opinioni: dove possiamo trovare prossimamente Agnes Cecile?
In questo periodo estivo compaio sporadicamente a qualche serata, mi definisco in ferie, però ci sono alcuni miei lavori fino a metà luglio al Ristorante AdArte.
Per i prossimi eventi importanti se ne riparla a settembre, di sicuro sarò tra i partecipanti per la finale del MarteLive a Roma. Altri eventi li pubblicizzerò sul mio DeviantArt e sul mio Facebook con il tempo.