
Andrea Vannini nasce verso la fine degli anni ’70 a Figline Valdarno (FI), un diploma in informatica e la passione per il mondo della grafica e del design gli permettono di sperimentare fin da subito i ruoli di modellatore 3D e web designer; passioni che non si cancellano, dice, così come il virtuosissimo vizio di osservare.
Non è facile prendere coscienza di questa azione cronica, seppure sia alla base di tutti i processi di apprendimento e di rielaborazione; se guardiamo le opere di Andrea Vannini, però, la curiosità visiva che caratterizza le sue mistificazioni è talmente lampante da divenire discriminante della sua esperienza estetica.
A lui la parola, quindi, per spiegare meglio il progetto mistificazione urbana.
I soggetti delle tue opere: luoghi, luoghi dimenticati, luoghi ignorati, non luoghi?
Ogni mio soggetto ha come base strutturale la toponomastica di una realtà urbana, quindi non esiste una prevalenza di scelta tra queste categorie; l’importante è che rientrino tutte all’interno di una via, una piazza, un viale, ecc.
Come preferisci muoverti attraverso i luoghi della mistificazione urbana?
L’unico modalità possibile per sviluppare una mistificazione urbana è quello semplicemente di camminare ed osservare, solo così mi sento davvero parte dell’ambiente che mi circonda e in una frazione di secondo ho già in mente quello che poi spero sia il risultato finale.
Le strade che percorri sono scelte consapevoli o ti lasci trasportare dal flow?
Le strade che percorro sono prevalentemente quelle che fanno parte del mio quotidiano, anche se mi piace sperimentare percorsi alternativi senza mai pormi percorsi pre-costituiti; è chiaro però che la voglia di viaggiare e visitare nuove realtà urbane, da quando questo mio progetto è nato, è aumentata in modo esponenziale!
Parallelamente il processo estetico è caratterizzato da intenzionalità o è abbandonato allo stream of consciousness?
Mi piace definire il progetto mistificazione urbana come il collage elettronico della mia vita, una sorta di blog visivo abbandonato quindi completamente al mio stream of consciousness dove però in ogni fotogramma da me immaginato esiste un elemento urbano reale che poi scatena l’ambientazione fantastica, una sorta di link all’interno di un ipertesto visuale.
Parliamo della tecnica: i software di grafica sanno essere molto invasivi; come controlli le pressochè infinite potenzialità di questi strumenti?
Attualmente tutti sappiamo le potenzialità di questo mondo che comunque a mio avviso deve solo rappresentare il mezzo per poi sviluppare la propria idea. Affidarsi solo all’ultima release di un software o del plug in all’ultimo grido a me non serve perché alla fine parto da uno scatto fotografico che a suo qual modo è già “renderizzato”, io ci aggiungo solo la mia fantasia attraverso quel link di cui parlavo prima.
A volte le tue opere si avvicinano molto alla tecnica del collage, si può dire che -in conformità alle caratteristiche cubiste- cerchi di unificare più universi in un unico piano di composizione?
Esatto, il collage elettronico non ha un ruolo decorativo ma mi permette di dare meno peso agli aspetti percettivi della visione usuale della realtà, tentando di restituire come risultato finale quell’ambientazione per come essa si è formata nella nella mia mente.
Mistificazione è un termine legato ad un’accezione negativa (inganno), non è paradossale se ammettiamo che la tua tecnica scansa, volutamente, il trompe-l’oeil?
Vista in quest’ottica sono d’accordo, ma ho scelto il termine mistificazione come una risposta al fatto che la realtà, quella che viviamo tutti i giorni, può essere davvero speciale: una forma di unicità che può comunicare attraverso l’inganno visivo, contrariamente a chi ci vuole far credere nell’omologazione e nel conformismo in tutti gli aspetti della nostra vita, da quello emotivo fino a quello sociale e politico.
Ammesso che esista, la realtà non ti soddisfa?
Io credo che chi si sente sempre soddisfatto di quello che vive all’interno della propria realtà non sia vivo. Quindi no, sotto certi aspetti non mi soddisfa decisamente.
Lo storico delle tue esposizioni ti vede viaggiare da Miami a Londra, da Milano a Coimbra. Dove possiamo trovarti prossimamente?
Fino alla fine del mese di giugno con grande soddisfazione espongo con una personale nella mia Firenze; per quanto riguarda il futuro sto lavorando alla possibilità di portare la mistificazione urbana in sud America, ma per scaramanzia non aggiungo altro per il momento.
E allora non resta che rimanere aggiornati collegandosi al sito ufficiale www.mistificazioneurbana.com e divertirsi a mistificare con lui una nuova quotidianità, dove il landscape banalizzato dall’abitudine diventa inscape divertente e visionario.