
Hey, this is Enquire, and the music we all love is on Virgin Radio!
No, non ci è ancora capitato di registrare un promo in radio per Virgin, ma abbiamo comunque avuto l’occasione di passare dagli studi di via Turati, mettere piede nella sala di registrazione di Virgin Generation, e incontrare Andrea Rock e Giulia Salvi, per fare quattro chiacchiere sul loro programma, sui nuovi progetti appena usciti e in generale su quella che è una delle realtà radiofoniche più giovani in Italia, la prima a portare avanti a testa alta il vessillo dello style rock con un approccio nazionalpopolare.
Fra una battuta e l’altra, ecco quello che ci hanno raccontato sul loro modo di pensare e di fare la musica.
Ricordiamo che Virgin Radio è anche in streaming su www.virginradioitaly.it e ringraziamo Roberto Foti per gli scatti.
Andrea Rock e Giulia Salvi, un binomio cui ci avete ormai abituato e che, vista la vostra età e visto soprattutto il tipo di programma che conducete, Virgin Generation, non può che essere sinonimo di nuovo, giovane e dinamico. Come è iniziata questa avventura?
Andrea Rock: Ho iniziato a RADIO 105 insieme a Ringo, in un primo momento solo come autore. Quando è nato il progetto Virgin Radio Italia, il mio passaggio è stato quasi consequenziale: vista la mia passione per la musica rock, Ringo mi ha proposto questa avventura ed io l’ho seguito.
Giulia Salvi: Ho sempre avuto una forte passione per la musica, e quando hanno messo l’annuncio per un casting ad ALL MUSIC mi sono fiondata! Ci ho messo talmente tanta determinazione che alla fine sono stata scelta; lì ho conosciuto Ringo, ed è stato grazie a lui che sono approdata a Virgin Radio. All’inizio mi hanno affidato il programma Rock in Translation, per il quale ho seguito corsi di lettura interpretativa, poi da qui mi hanno affiancato ad Andrea Rock nella conduzione di Virgin Generation.
Virgin Generation ha compiuto un anno proprio pochi mesi fa (a proposito, auguri!). Qual è il bilancio finora?
Il bilancio è decisamente buono! Abbiamo molti ascoltatori che ci scrivono e apprezzano il nostro lavoro. Il seguito non è ancora così folto da poter proporre degli eventi grossi, come un “Virgin Generation Fest”, ma il nostro pubblico è sempre più mainstream.
Quanto di totalmente vostro c’è nel programma, e quanto è invece pura volontà commerciale e spirito imprenditoriale? Insomma, in un programma come Virgin Generation tutto ci si aspetterebbe di sentire, tranne i Negramaro con Singhiozzo.
Gruppi come i Negramaro o artisti come Vasco Rossi sono apprezzati da una grossa fetta del nostro pubblico, il che li fa entrare di diritto nelle nostre programmazioni. Di nostro mettiamo innanzitutto la faccia, e poi il cuore, nel senso che la nostra passione è tangibile al di là della linea editoriale che dobbiamo seguire, e che deve ovviamente tener conto dei gusti degli ascoltatori. I più attenti, comunque, possono capire da quello che diciamo o da determinati commenti quali siano anche i nostri pareri su certi gruppi piuttosto che altri, anche senza palesarli. Non è detto poi che chi è molto giovane e si trova ad approcciare il mondo della musica, magari ascoltando le bands dal target molto teen che tutti all’inizio ascoltiamo, non possa poi, giorno dopo giorno, crescere nella qualità delle scelte. Dai Tokio Hotel, agli Him, a band più importanti.
A questo proposito, cosa ne pensate delle recenti reunion di grandi band del rock internazionale come i Police o gli SkunkAnansie? E di storiche band italiane come i Litfiba che, dopo svariati screzi interni e un lungo periodo da solisti sia di Piero Pelù che di Ghigo, sono tornati a suonare insieme? Vera passione di riunire la band e di ritrovare quel suono tipico dei loro anni d’oro, oppure solo una questione economica come aveva predetto poco dopo il loro scioglimento Elio di Elio e le Storie Tese?
Sinceramente non ci interessa il perché un gruppo si riunisca dopo un tot. di tempo dall’ultimo album. Per noi è importante che la reunion abbia portato ad un buon disco. Se dopo anni la band in questione riempie ancora gli stadi, vedi i Litfiba con il loro ultimo tour, allora vuol dire che in quel momento c’era bisogno di loro e della loro musica. Gruppi come i Litfiba, in Italia, negli anni ’80, sono stati dei pionieri, hanno realizzato grandi cose ed è bello che tornino, soprattutto se lo fanno con il loro sound originale.
Virgin Radio ha riscontrato un grandissimo successo, proponendo solo ed esclusivamente musica rock a 360°. Pensate che quest’impostazione monotematica, abbia cambiato il modo di fare radio in Italia?
Certamente! Quando Virgin è nata, ormai quasi tre anni fa, molti direttori di altre emittenti hanno storto il naso, dissociandosi completamente dalle sonorità più dure che noi proponiamo, e questo semplicemente perché non le ritenevano un suono che li rappresentava come radio. Virgin ha voluto portare avanti, nella sua monotematicità, la passione per il rock in tutte le sue espressioni e forme, e nel tempo questa scelta è stata ripagata dal pubblico, e condivisa dalle “concorrenti”, che hanno dovuto adattarsi alle nuove richieste ed esigenze dei loro utenti, e proporre un palinsesto che comprenda anche questo genere di musica.
Il 26 Novembre è nata Virgin Radio Television. E’ stato difficile mettere in piedi un’emittente televisiva? Da dov’è partita l’idea?
L’ emittente televisiva è nata prima di tutto grazie alla possibilità che il digitale terrestre dà di realizzarne una con relativa facilità. Quasi ogni radio ormai ha la sua tv. Secondariamente, in un momento in cui il social networking impone il raggiungere una certa visibilità, sembrava adatto e giusto dare un volto anche ai djs di Virgin Radio. Ci abbiamo voluto mettere la faccia perché crediamo in questo progetto e nel fatto che oggi il dj abbia acquistato un suo ”valore” e abbia bisogno di farsi conoscere e soprattutto riconoscere dal pubblico. C’è chi fa il testimonial per una linea di intimo, e chi vuole dare un’ immagine alla sua voce. Anche i gruppi vogliono questo tipo di visibilità ed è con questi presupposti che è nata Virgin Radio Television.
Andrea Rock, il tuo pseudonimo è proverbiale e riassuntivo della tua passione per questo mondo. Sappiamo anche che hai una band. Come riesci a gestire gli impegni della radio e della televisione, con le prove e le registrazioni?
Semplice: niente vita sociale! Innanzitutto, puntualizzo che il mio soprannome è nato in maniera molto poco ortodossa. L’amministrazione doveva crearmi l’ account e-mail aziendale e per distinguermi da un omonimo mi hanno dato questo soprannome, sostanzialmente perché mi occupo di rock. Tornando alla vostra domanda, invece, visto che oltre al mio gruppo ufficiale (gli Andead) suono anche in alcune tribute bands, senza contare i djset, direi che la mia vita sociale è ridotta praticamente a zero. Alla fine è il mio lavoro e mi impegna seriamente ventiquattro ore al giorno, tutti i giorni. Mi rivolgo ai lettori: se volete fare i musicisti, dovete fare in modo che il vostro sogno diventi il vostro lavoro. Scordatevi la sveglia alle 12:30! Bisogna darsi da fare per realizzare un buon disco, così come per proporre una buona immagine e crearsi dei contatti; promuovere nel modo giusto la vostra “azienda”, e per azienda intendo il gruppo stesso. Se credete alla leggenda secondo cui Alanis Morisette incontrò casualmente per strada il produttore della SONY che la rese famosa, allora scordatevi tutto. Queste cose non succedono MAI.
Come il tuo lavoro influenza la tua musica, se accade?
Non nego che facendo il mio lavoro ho avuto modo di incontrare personaggi importanti e soprattutto scoprire album per me nuovi di gruppi che conoscevo benissimo, oppure imbattermi in nuove sonorità, grazie alle band giovani che si propongono quotidianamente. I miei djset, i festivals a cui partecipo e i lives con il gruppo, mi permettono di stare a contatto con il pubblico, mantenendo così il mio legame con la strada, visto che è da lì che vengo.
Giulia, lavorando per un’emittente come Virgin Radio è facile dedurre la tua passione per la musica rock. Come e quand’è nata? Come e quando, invece, hai iniziato i tuoi djset?
Come ho detto prima, la mia passione per la musica rock è innata! Il primo djset, invece, l’ho fatto esattamente 3 anni fa, in occasione della prima data europea dei MGMT, quasi per gioco, raccogliendo la proposta di un amico.
Qual’è stata la prima band, il primo disco, il primo video che hanno acceso in voi la scintilla del rock?
Andrea Rock: Il primo disco è stato Dookie dei Green Day, rimasi completamente folgorato da quel modo di suonare, con lo stoppato! Il primo video è stato invece quello cartoon di I don’t wonna grow up dei Ramones (cover di Tom Waits); va da sè che i Green Day sono stati la prima band.
Giulia Salvi: Per me è stato più semplice! I Garbage sono stati la prima band, con il loro Push it , dal disco Version 2.0.
Siete entrambi coinvolti nella musica a 360°. Avete mai pensato di unire le forze “live” proponendo delle serate insieme, una specie di Virgin Generation Tour?
Ci abbiamo provato una volta, presenziando ad una serata dedicata ad alcune band emergenti, ma non è andata molto bene! C’erano 150 persone in un locale che ne poteva contenere 2000! Questa è una cosa che non capiamo, ci si lamenta che non si dà spazio ai gruppi giovani e ai sounds nuovi e diversi, e quando si crea l’occasione di una serata di questo tipo, la si snobba! Noi rimaniamo comunque a disposizione dei locali per diffondere queste sonorità, pronti anche a rivedere il nostro cachet abituale.
L‘Heineken Jammin’ Festival ed il Rototom sono da sempre fra gli eventi musicali più importanti del nostro Paese. Il primo, da quando è stato spostato a Mestre, è incorso più di una volta nella cancellazione dei concerti causa maltempo; il secondo dall’anno scorso si terrà a Benicassim. C’è ancora molta strada da fare per arrivare ad ospitare o organizzare festivals del calibro del FIB, del Glanstonbury, del Roskilde, etc.? In cosa l’Italia deve crescere?
La qualità prescinde dall’organizzazione, purtroppo dipende principalmente dall’educazione, anzi, dalla mancanza di educazione, soprattutto del pubblico italiano, che non ha la cultura del live e non è abituato a vivere certe situazioni. In Italia vai al concerto degli Strokes e rischi due costole, all’estero vedi i NOFX in mezzo ad orde di punks, e ne esci senza neanche un graffio! Sicuramente poi l’Italia pecca nella scelta delle line-ups. Nel nostro Paese c’è ancora l’idea che possa esibirsi un solo big per giornata, e non possano accavallarsi artisti che suonano lo stesso genere. Per questo non capita mai di vedere sul palco gli Slayer e gli Slipknot nella stessa data.
Come mai è così faticoso essere notati in Italia?
Il problema non esiste solo in Italia, c’è in tanti Paesi. Il punto è che fra i tantissimi gruppi che ci sono in giro, solo pochi sono riusciti a produrre un album valido e dei bei pezzi. In più, in Inghilterra ci sono riviste come NME, che “pompa” gli emergenti dandogli un’incredibile visibilità, spacciandoli ogni volta per le stelle del domani, e poi magari le promesse non vengono mantenute, le attese sono deluse, e la band si scioglie dopo un singolo. Fra gli italiani, inoltre, spesso manca quel plus che dà l’avere un’immagine forte e studiata, mentre negli altri Paesi anche attraverso i talent show escono bravi musicisti, carismatici e completi.
Qual è la rivelazione più interessante degli ultimi tempi?
Gli Arcade Fire e i nostrani Plan De Fuga, un esempio perfetto di realtà nuova e giovane che ci ha conquistato proprio durante lo scorso HJF.
Consigli per i lettori: quali sono secondo voi i live imperdibili del 2011, e quali i gruppi e gli album che quest’anno vale assolutamente la pena di ascoltare?
Il mese di giugno sarà pieno di eventi e live interessantissimi, a partire dall’Heineken Jammin’ Festival, continuando con il Rock in Idro (15 giugno) che vedrà protagonisti Foo Fighters e Social Distortion, e ancora i System Of A Down che si ritrovano insieme sul palco dopo un lungo periodo di pausa, e la new entry, il Sonisphere, festival itinerante che quest’anno farà tappa ad Imola, ex patria proprio dell’HJF. Per quanto riguarda gli album, vale la pena di ascoltare la nuova opera dei già citati Social Distortion, perché ha un sound molto, molto, molto americano (lo sconsigliamo vivamente se vi piacciono i suoni più inglesi); il nuovo disco dei Foo Fighters, invece, si preannuncia complesso ma decisamente interessante. Dimenticavamo, anche gli Arcade Fire saranno a Milano, il 6 luglio.