Hurts @Estragon, Bologna 18 febbraio 2011

Con un solo album all’attivo – Happiness – e al secondo live italiano, gli Hurts possono vantare un pubblico in totale adorazione. Il fattore più impressionante del live che si è tenuto venerdì scorso all’Estragon club di Bologna, infatti, è l’incredibile partecipazione dei fans del duo britannico. Fans che, tra l’altro, per gran parte tentano di riproporre il look austero e posh dei loro beniamini con risultati da dimenticare.

Il cantante Theo Hutchcraft si concede un’entrata solenne, avvolto in un elegante mantello scuro. Niente da dire, il look da alto ufficiale della Seconda Guerra Mondiale è impeccabile. La band per l’occasione si è arricchita di altri due elementi, Paul Walsham alla batteria e Pete Watson alle tastiere. Nonostante le canzoni dai testi malinconici su amore, solitudine e incomprensioni, il pubblico non può trattenere l’euforia, e si lancia in divertito un sing along che durerà fino alla fine del concerto.

C’è molto di Dave Gahan, frontman dei Depeche Mode, dietro alla performance di Theo Hutchcraft e c’è anche una buona dose di vanità alla Morrissey. Proprio come Morrissey negli anni ’80, Theo si cimenta in un lancio di rose al pubblico, purtroppo però punta troppo in alto e la rosa colpisce il tetto. Ma ammettiamolo, Theo Hutchcraft può lanciare rose al pubblico ancora per molti lustri prima di avvicinarsi anche solo alla periferia della genialità e dell’ironia dell’icona smithsiana. Il timbro vocale di Theo è però pregevole, particolarmente profondo e votato alle sonorità pop. Wonderful Life è il terzo pezzo in scaletta e incendia il già infervorato parterre: si canta, si balla e si urla. Blood, Tears & Gold segna invece il momento dei cellulari alzati, tutti pronti a registrare video da caricare su YouTube e condividere su Facebook. E in ogni live, fateci caso, questo momento è  uno dei più significativi del coinvolgimento “popolare” del pubblico, la maniera più attuale per dire “io c’ero”.

Insomma, facendo pace col fatto che ci troviamo davanti a una band derivativa e marcatamente pop, c’è da dire che le canzoni funzionano, i ritornelli pure, le luci del palco sono splendide, l’interpretazione non manca e le operazioni di marketing, a giudicare dal pubblico, sono efficaci. E in un live come quello di venerdì sera non c’è un solo suono fuori posto. Gli Hurts hanno proposto un concerto di grande precisione e sarebbe ingiusto non dargliene merito.

Per il ristretto pubblico dei “non fan” l’emozione, tuttavia, latita.

Non dimentichiamoci di menzionare gli italiani Too Young To Love che con il loro “psychedelic dream pop alla MGMT, M83 e Late of The Pier hanno aperto il concerto degli Hurts; dall’anno scorso in cui li abbiamo potuti ascoltare live in supporto alla data bolognese dei Cold Cave, si dimostrano più credibili e speriamo siano sulla strada giusta per farci parlare ancora di loro.