Un caffè con Marco Pandullo

Marco Pandullo, 24 anni. Dopo il Liceo Classico lascia il suo paese d’origine nel meridione per studiare Scienze Matematiche all’Università di Pisa, studi che abbandona dopo qualche anno per dedicarsi solo alla fotografia. Si diploma a pieni voti alla Scuola Internazionale di Fotografia APAB di Firenze.
Vive ancora a Pisa, e in questo momento lavora un po’ come commesso mentre porta avanti vari lavori fotografici, aspettando la svolta della sua vita.

La fotografia per te è?
Il modo più bello di giocare con il tempo e con i colori.
La tua prima memoria fotografica?
La mia passione per la fotografia è molto giovane, essendo iniziata di colpo tre anni fa. Però anche da piccolo ho sempre scattato foto tutte le volte che ne ho avuto l’occasione, anche se non ho mai posseduto una fotocamera mia fino a pochissimo tempo fa. In ogni caso se riuscissi a ricordare la mia prima vera memoria fotografica penso che sarebbe qualcosa di raccapricciante, per diversi motivi.
Come ti sei avvicinato alla fotografia?
Tecnicamente e hobbisticamente per caso: tre anni fa in estate avevo circa cento euro da spendere per farmi un regalo, e nel mio corredo tecnologico mancava la fotocamera: tac.
Riguardo al mondo dell’immagine in generale invece ricordo che già ad 8/10 anni mi divertivo a disegnare riproducendo fotografie o altri disegni. Alcuni li conservo ancora oggi.

La tua prima macchina fotografica?
Volendo essere poetico direi i miei occhi, ma tecnicamente è stata una compatta Nikon Coolpix L4, la più economica che riuscii a trovare in quel momento di una marca decente.
L’ultima?
Una Canon 5d Mark II. Un gioiello.
Che rapporto hai con il digitale?
Molto buono direi; mi piace lo stile dell’analogico, tutto il rituale e il mondo che ci sta dietro, ma alla fine fotograficamente sono nato col digitale, e lo uso come meglio riesco, imparando sempre cose nuove. Mi motiva e riesce a smuovere la mia creatività in modo naturale. Anche se invidio la spartanità delle attrezzature di un tempo.

Da fotografare: meglio un corpo femminile o maschile?
Femminile, per tantissime ragioni. La mia prima sincera ragione? Perchè amo le donne. Tutto il resto è superfluo.
Se esistesse il nobel per la fotografia tu a chi lo daresti?
Ammiro tanti fotografi in modo profondo e reverenziale, ma se dovessi assegnare un grosso riconoscimento lo darei a Peter Lindbergh (o lo aggiungerei a quelli che possiede già), perchè rispecchia il mio modo di vedere attraverso l’obiettivo.
Un fotografo italiano che stimi particolarmente?
Devo ammettere che conosco poco i fotografi italiani in genere, mi guardo intorno più che altro grandangolarmente a livello mondiale. Ma se dovessi fare un nome di getto direi Federico Erra.
È un artista concreto, una specie di amico/conoscente (a volte facciamo due chiacchiere) ed è stato tra gli altri fonte di ispirazione per la mia arte nel primo momento di formazione.

La soddisfazione più grande da fotografo?
Riuscire a creare qualcosa dal nulla. Conciliare la mia passione per l’immagine e la voglia di fare qualcosa da condividere con la gente.
Quando eseguo un servizio fotografico, dal momento dell’organizzazione fino all’elaborazione e pubblicazione delle foto, c’è sempre una strana sensazione che mi cammina proprio lungo la schiena. E mi piace.
Delusione invece?
La difficoltà che c’è oggi nel riuscire ad emergere seriamente nel campo dell’arte in genere. Il talento e la creatività vengono presi in seria considerazione solo se alla base c’è una massiccia fetta di deretano.
Progetti in corso o futuri?
Ho in mente alcuni progetti fotografici che sto cercando di incastrare nel tempo libero. Ho anche iniziato da poco a dipingere ad acquerello, e sto lentamente organizzando la mia prima piccola mostra, dove vorrei inserire appunto qualche disegno. In generale sto pensando ad un periodo medio-lungo all’estero per sviluppare meglio la tecnica ed i contatti, da svolgere prima possibile.

I peggiori 50 euro della tua vita?
Spendo continuamente soldi in modo superficiale ed inutile, anche se non mi considero uno spendaccione. Semplicemente mi convinco spesso che qualcosa mi serve davvero, e alla fine la compro senza pensarci 2 volte.
Gli ultimi peggiori 50 (circa) euro che ho speso sono stati gli stivali per la moto. Mi servivano, ero convinto di volerli, peccato che il giorno dopo ho deciso di vendere la moto.
Se la tua vita fosse un film, quale ti piacerebbe che fosse?
Amo il cinema, e questa domanda mi mette un po’ in crisi, ma quando non riesco bene a pensare dico quello che mi viene subito in mente in modo istintivo e quindi ora rispondo The Matrix.
Un film che mi ha fatto crescere tantissimo a livello mentale e spirituale. Sembra una cosa banale o stupida, ma chi non è riuscito bene a leggere tra le righe di questo film non potrà mai capire neanche la mia scelta.

Un viaggio, dove?
Inghilterra, anche se vorrei vivere per un po’ in Australia e in Africa.
Un film, un libro e una canzone.
Inception, Fight Club, Fix You (Coldplay).
Una cosa che vorresti dire, ma che non ti è stata chiesta?
Vorrei dire grazie per questa intervista, e vorrei chiudere con una frase che mi tiene spesso compagnia: L’arte non nasce mai dalla felicità.

Molto altro, sul suo sito personale www.marcopandullo.com