Un caffè con Valeria Vacca

Valeria Vacca nasce in provincia di Isernia nel 1986.
Si avvicina all’arte grazie alla pittura e alla moda che abbandonerà poi per seguire gli studi umanistici.
Nel 2010 si iscrive all’istituto europeo di design dopo aver vinto una borsa di studio parziale.
Attualmente vive e studia a Roma.

La fotografia per te è?
È il mio superpotere; l’unica cosa che ho per tentare di descrivere il mio mondo e tutto ciò che vedo, che amo e che odio. È la mia vera lingua, è i miei veri occhi.

La tua prima memoria fotografica?
Una vecchia fotografia di mio padre; ho sempre voluto anch’io una foto così e ricordo di aver fatto le prime prove di autoritratto vicino ad un vecchio giocattolo assumendo la stessa posa che aveva mio padre in quella fotografia. Ovviamente ancora non riesco ad avere una foto così.

Come ti sei avvicinata alla fotografia?
Per caso. Non ho alcun precedente artistico in famiglia, è stato un colpo di fulmine. Circa quattro anni fa, in un momento non troppo gioioso della mia vita, ho sentito il bisogno di immortalare e conservare tutte le piccole cose che mi circondavano e che prima apparivano totalmente invisibili ai miei occhi. Così ho cominciato a guardare e ad utilizzare in maniera differente la compatta digitale regalatami qualche anno prima dai miei genitori.
Devo ovviamente ringraziare anche internet che mi ha fatto scoprire decine di fantastici fotografi che continuano ad ispirarmi ancor oggi.

La tua prima macchina fotografica?
Una polaroid spirit 600 cl vinta da mio padre ad un torneo di carte o calcio balilla.

L’ultima?
Una pentax me super.

Il nero. Che significato ha per te?
Contrariamente alla simbologia occidentale, non ha mai avuto un significato negativo per me e, fotograficamente parlando, non l’ho mai visto come un ripiego o un “salvalgente” ma solo e sempre come il “colore” senza tempo ed il più espressivo .

I peggiori 50 euro della tua vita?
Avrei l’imbarazzo della scelta, ho fatto decine di acquisti inutili.

Da fotografare: meglio un corpo femminile o maschile?
Femminile.

Se esistesse il nobel per la fotografia tu a chi lo daresti?
A Paolo Gioli per come ha cambiato il mio modo di vedere la fotografia ed il cinema.

Un fotografo italiano che stimi particolarmente?
Purtroppo mi è impossibile fare un solo nome.
Escludendo il già citato Paolo Gioli, devo fare i nomi di Daniele aka space:monkey, e Raiva.

Se la tua vita fosse un film, quale ti piacerebbe che fosse?
Freaks di Tod Browning.

Un viaggio, dove?
A Londra, l’unica città che sento casa.

Un film, un libro e una canzone.
Film: Ex Drummer di Koen Mortier ;
Libro: Invisible Monsters di Chuck Palahniuk;
Canzone: La fine non è la fine dei La Quiete.

Ordine o caos?
Ordine fuori, caos dentro.

Sulla famosa torre: non ci buttiamo giù nessuno, invece chi ci facciamo salire?
Posso farci salire gli artisti del Cirque du Soleil? Ho sempre desiderato fotografarli.

Una cosa che vorresti dire, ma che non ti è stata chiesta?
Che ogni tanto credere in se stessi, non accontentarsi e provare a realizzare i propri sogni può rendere davvero felici.
E poi voglio ovviamente ringraziare voi di Enquire.

Noi ringraziamo Valeria e vi lasciamo in compagnia delle sue foto www.flickr.com/photos/bucketofbunnies