Artisticamente visionario, Sixpack France

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Parlare di moda, anche in termini di brand giovani o emergenti, a volte può sembrare come andare a fare shopping in un negozio del vintage.
L’entusiasmo della scoperta, la ricchezza di un dettaglio unico, l’originalità di un’idea o della sua reinterpretazione: in un mercato inflazionato dai nuovi marchi che quotidianamente spuntano come funghi, questo è esattamente ciò che si va via via perdendo. La freschezza. E la poesia.
Proprio come accade con il vintage, che da culto per intenditori, nostalgici e aficionados, è divenuto mangiatoia del popolo dal budget limitato (senza discriminazioni, la crisi ha colpito tutti eh), che confonde la preziosità di un capo d’epoca con il mero second hand.

In questo panorama, imbattersi in un brand, in un’illustrazione, una grafica, un concetto, che sprigioni ancora quella freschezza e quella poesia di cui sopra, è cosa ben rara, ed è per questo che noi di Enquire ci riteniamo decisamente fortunati nell’aver incontrato SIXPACK FRANCE.
Figuratevi di essere investiti da un migliaio di immagini, come le note di uno spartito musicale, che scorrono diverse ma coerenti verso il risultato finale.
Il mondo è una visione contraddittoria per il fondatore del brand Lionel Vivier, al quale piace nutrirsi di pop-culture, musica e arte e, nell’accezione più vasta, del “lato più oscuro dell’essere umano”.

L’approccio avanguardistico e sperimentale era riconoscibile già dal primo negozio SIXPACK FRANCE, dal quale ha preso vita l’intero progetto. Fondato ad Avignon nel 1998, diventa automaticamente espressione di taciti riferimenti e simbologie appartenenti al passato, alla cultura americana, al cinema e all’architettura, oggi sapientemente virati in una direzione più artistica nelle grafiche e nella modellistica delle collezioni.
Come polaroid sbiadite affissate al muro, ecco i core-values di questo street-brand, lontano anni luce dai canoni e stereotipi che lo vorrebbero strettamente legato al solito target socio-economico-culturale fatto di hipsters, nerds, skaters etc. Il loro messaggio è libero da definizioni, se stesso e il suo contrario, così come dovrebbe essere lo streetwear per Lionel.

Sensualità, misticismo, amore, violenza, candore, euforia, malinconia: il fil-rouge delle collezioni è sempre un ossessivo richiamo al tempo trascorso, che nell’immaginario del marchio è perfettamente incarnato dal teenager, sebbene la sua identità sia rappresentata maggiormente da artisti eclettici, poliedrici, prismatici, come Douglas Lee, Harsh Patel, Jean Nipon etc.
FRAMES DI ADOLESCENZA, ecco cos’è SIXPACK FRANCE. C’è forse qualcosa di più poetico?
Per ritrovare le stesse emozioni che hanno affascinato e convinto noi di Enquire, leggete l’intervista fatta proprio a Lionel Vivier, che presenta e racconta SIXPACK FRANCE, rammaricandovi (e parlo delle lettrici) solo del fatto che le collezioni siano only for men www.sixpack.fr

10 anni di Sixpack France: cosa significa per te raggiungere questo traguardo?
Beh, Sixpack France è iniziato come negozio nel 1998 senza fare piani. Il nostro obiettivo era solo quello di vendere qualsiasi cosa tu potessi trovare nelle nostre camere da adolescenti: posters, streetwear, bombolette spray, dischi, libri, fanzines, fumetti etc…Posso ancora ricordare quando abbiamo cominciato, il giorno e la notte erano una cosa sola. Ora abbiamo un vero team che lavora in ufficio. Siamo distribuiti in 20 Paesi. Sono veramente felice di vedere come il brand è cresciuto.

Dal primo negozio Sixpack fino alla creazione, allo sviluppo e al successo di un brand innovativo, pieno di contenuti. Come si è evoluto il vostro “avanguardismo” e qual è l’approccio al vostro lavoro oggi?
Sixpack lotta quotidianamente per catturare l’essenza dell’adolescenza- la spontaneità, il candore- per celebrare la relatività della conoscenza e della vita. I messaggi arrivano dalle controculture, dalle culture minori, dalle culture popolari che noi intendiamo riportare in primo piano. Vogliamo democraticizzarle usando i simboli dell’elite combinati con le nostre ispirazioni. In un certo senso, siamo l’agenzia pubblicitaria delle cause perse.

Sixpack France non è il classico brand di streetwear. E’ più elegante, concettuale e colto. Come definiresti lo stile di Sixpack e come si posiziona all’interno del panorama streetwear?
Per noi, street vuol dire piccoli mezzi, grandi speranze, i sogni di un uomo che si è fatto da solo, l’ influenza americana, stare all’aria aperta, è l’ opposto di casa, l’ opposto dell’elite, l’ opposto di ufficiale…In un certo senso, stiamo saltando dal vagone.
Dall’altra parte, tracciamo una strada. Non c’è una categoria cui sentiamo di appartenere meno, dello streetwear. Lo streetwear include implicitamente nella sua definizione che il prodotto non corrisponda a standard alti. Noi vorremmo piuttosto definire il nostro ambiente come sportswear; in questo caso crediamo che Sixpack appartenga a quel tipo di marchi di nuova generazione, eredità di una cultura più vecchia che lo streetwear stesso, affondando le sue radici nello sportswear di Coco Chanel e di Lacoste degli anni ’20, ad esempio.

Qual è la relazione fra Sixpack France e gli artisti con cui lavorate? Che tipo di progetti vi piacerebbe sviluppare e in che direzioni vanno queste collaborazioni?
Ritengo che i miei rapporti con gli artisti vadano al di là della stampa su una t-shirt. Dovrebbe essere qualcosa di globale e logico, voglio scavare a fondo nelle cose insieme a loro e costruire delle relazioni a lungo termine. I libri sono ciò che rimane, non le t-shirt. Abbiamo alcune “zines” davvero carine fra i lavori realizzati.
Quindi, considero Sixpack come una squadra di artisti forte e unita, che lotta per gli stessi valori, ma voglio che il brand sia in grado di esistere da sé, ed è per questo che penso di dividere Sixpack in 2 linee diverse- la linea degli artisti e una linea che disegnerò io stesso. Il mio proposito è di realizzare una linea libera da qualsiasi grafica, e focalizzata sul design del capo. Voglio che sia basica e sofisticata, rimanendo minimal e riconoscibile. Un mix di classici con un approccio futuristico.

Nell’immaginario di Sixpack ricorre spesso la clessidra. Qual è il suo significato?
La Clessidra rappresenta il tempo. In un certo senso, siamo affascinati dallo scorrere del tempo e dalle connessioni fra il passato e il presente. Uno dei miei film preferiti è La Jetée, di Chris Mrker. E’ un film lo-fi SF sulla fine del mondo. L’umanità è in pericolo di estinzione quindi mandano quest’uomo indietro nel tempo così che possa alterare il presente. E’ un capolavoro assoluto che ha ispirato il nostro short movie « It Was On Earth That I Knew Joy », così come la collezione “Past-Present-Future”. E’ stata una buona scusa per esaminare periodi passati, e trovare legami fra gli illustratori del passato e quelli di oggi, che senza dubbio a loro volta saranno riferimenti un domani. Mi sono divertito molto e sono stato abbastanza fortunato da collaborare con Robert Crumb, Hajime Sorayama, Todd James, Istvan Orosz, La Boca, etc.

Girando la clessidra, cosa ci dici riguardo l’attuale scorrere della sabbia e la tua ispirazione per il lavoro quotidiano, e cosa riguardo il prossimo giro e i progetti futuri?
Per la nostra collezione SS11, c’è una sola intenzione: ritornare al prodotto. Il tema più importante è il prodotto in sé. Brucia la Storia, celebra il prodotto. Abbiamo anche una capsule-collection con l’illustratore gay Tom of Finland che sarà fuori a gennaio. Siamo molto orgogliosi di questo.

Dì qualcosa che è davvero Sixpack France.
Spontaneità, insolenza, sincerità.

Per l’intervista originale in lingua inglese il Link.