
Segnatevi questi nomi, Herzog & de Meuron, sono i due geni che stanno monopolizzando l’architettura intellettuale da dieci anni a questa parte.
Lasciamo da parte per un attimo i capricci delle superstar come Gehry e Hadid, e lasciamoci trasportare dalle sottili filosofie dei due progettisti svizzeri.
Il problema presentatogli nel 2006 dall’azienda di design tedesco Vitra era essenzialmente la progettazione di un museo in cui allestire una cronologica esposizione di pezzi d’alto design, accessibili ai visitatori, una passeggiata nella storia del design da toccare con mano. Con un’indagine raffinatissima, il duo risponde alla committenza proponendo una soluzione progettuale perfettamente aderente all’esigenze da soddisfare, ridisegnando in modo tridimensionale l’archetipo della casa a telaio. Nasce così la VitraHaus.
E’ bastato ricalcare quelle forme essenziali un po’ puerili e giocare con incastri ed’ estrusioni per dar vita ad un’architettura platonica.
I volumi ottenuti appaiono all’ esterno come entità indipendenti quasi in convivenza forzata, mentre all’interno si fondono con estrema plasticità creando in corrispondenza degli incastri degli inediti vuoti letti come perni intorno ai quali si svolge l’esposizione.
Abbandonando le più sofisticate teorie minimaliste sugli spazi espositivi, Erzog & de Meuron riescono a modellare una tale complessità strutturale in modo da rendere quanto più accoglienti e familiari gli ambienti, rendendo estremamente piacevole l’itinerario tra le poltrone di Antonio Citterio e i tavoli di Isamu Noguchi.
La VitraHaus ha aperto i suoi spazi al pubblico nei primi mesi del 2010 e sta catalizzando l’attenzione dei visitatori a dispetto degli altri edifici d’ autore che vanta il complesso Vitra, ovvero il Design Museum di Frank Gehry (1989) e il centro conferenze di Tadao Ando (1993).