Intervista collettiva. Part 2

intervista collettiva design happy pork

Come promesso eccoci qui.
Pochi giorni fa infatti, vi abbiamo proposto la prima parte della nostra “intervista collettiva”, e adesso quella che vi proponiamo qui di seguito ne è la continuazione. Le domande sono sempre le stesse, non aggiungiamo altro se non: buona lettura.

Questo è quello che vi abbiamo chiesto:

  • Nome?
  • Attualmente residente?
  • Titolo di studio?
  • Professione attuale?
  • Aspettative al momento di intraprendere la carriera da designer?
  • Aspettative, prospettive attuali?
  • Puoi ritenerti soddisfatto/a dalla tua attuale situazione?
  • Il design dovrebbe essere?
  • Invece è?
  • Quali sono le maggiori difficoltà che hai incontrato o che tuttora incontri?
  • E’ fondamentale a tuo avviso la formazione scolastica per esercitare la professione?
  • Favorevole o contrario all’istituzione di un ordine professionale (albo) dei designer?
  • In una recente intervista Enzo Mari ha detto : “si produce merda per il mercato della merda, il design è finito 30 anni fa…” cosa ne pensi a riguardo?
  • Abbandoneresti l’Italia per andare a cercare fortuna altrove?
  • Cosa vorresti veder cambiare?
  • Cosa suggeriresti a chi ti sta leggendo?
  • Quello che vorresti dire ma che non ti è stato chiesto?

E questo è quello che ci avete risposto:

  • Tomaso
  • Milano
  • Grafico pubblicitario
  • Packaging Designer
  • Nessuna! Durante gli ultimi anni di studio, mi sono reso conto che quello che stavo imparando era ormai obsoleto…la scuola si era fermata agli anni 80!
  • Diventare Freelance e poter finalmente “vendere” la mia creatività
  • Si e no. Le vere gratificazioni le ho con i miei lavori freelance. Attualmente nello studio in cui sono (11 anni di collaborazione) gli stimoli sono impolveratim, come del resto le persone che dovrebbero darli!
  • Il bello, il pulito, il gusto, l’essenziale, l’inutile ma anche il pratico, rispettoso di quello che gli sta intorno e di chi lo osserva. Ovviamente in ogni sua forma di espressione
  • Tutto quello che ho scritto prima…ma a volte, ci si scontra con la “paura” di fare, di scavalcare quei paletti e quelle sicurezze tipicamente Italiane
  • Far capire a chi ti commissiona un lavoro che non sei un salumiere e che non crei 2 fette di cotto, ma un concetto a volte astratto, ma stupendo come il design!
  • Si se si parla di approfondamenti meramenti tecnici. No se si parla di pura cratività e gusto, questi sono innatiti, basta saperli trattare e poi saranno loro ad uscire
  • SI
  • Quello di 30 anni fa è finito di certo, oggi abbiamo altri tipi di manifestazioni creative. Ogni epoca ha il suo design: è l’epoca della merda, e allora produciamola!
  • Ormai no, magari in una seconda giovinezza. L’italia sta risalendo piano piano la vetta del buongusto, diamogli tempo, anzi diamocelo.
  • In questa fase della mia vita, direi niente, stiamo avendo una svolta. Abbiamo dei contenitori (ex FB…il più usato) dove far conoscere le nostre idee e asorbire come delle spugne le idee e le energie di tutto il mondo.
  • Credici in tutto quello che fai, usa l’istinto, la curiosità, la tua solarità, sforzi e sudore e vedrai che troverai il modo migliore per realizzarti
  • Che numero di scarpe porti? 45 / Ti è piaciuto questa intervista? Si! Bravi, non vedo l’ora di leggerle tutte
  • Flavio Cirinesi
  • Latina/Roma
  • architettura, interior design
  • progettista nell’ambito dell’architettura, exhibit dsgn, industrial dsgn, comunicazione visiva legata alle discipline precedenti sia per il progetto che per la comunicazione del progetto
  • professionalità e competenza, opportunità di confronto e totale possibilità di espressione creativa ai fini della qualità della vita
  • crescere e sviluppare un “taglio” che mi caratterizzi
  • no
  • rispondere ad esigenze reali anziché costituirle rispondendo ai subdoli meccanismi consumistici. non dovrebbe essere moda.
  • la qualità è relativa alle intenzioni del progettista e delle aziende…
  • tutelare i miei progetti e avere uno stipendio
  • La genialità o c’è o non c’è… la competenza si costruisce tramite la formazione e le esperienze
  • si, se non costituisce una lobby o casta come invece accade nell’architettura e soprattutto se favorevole alla filosofia dell’open source
  • con tutto il rispetto… chi dice che il design è morto 30 anni fa dovrebbe smettere aver smesso di farlo, altrimenti si può dedurre che continuando abbia prodotto solo merda… (scusa Enzo, non hai torto poiché la filosofia di molte aziende è cambiata e quindi anche il rapporto con i progettisti, ma voglio essere ottimista altrimenti che esisto a fare?)
  • già fatto e il ritorno è stato alquanto traumatizzante… spero di andarmene nuovamente non appena il mio percorso universitario sia concluso.
  • l’Italia e gli italiani
  • cerco un lavoro SERIO, adottatemi!!!
  • Elena Balan
  • Pozzuoli Napoli
  • Diploma pianoforte, diploma infermiera , fashion designer ( Accademia della Moda Na ‘09)
  • Disoccupata
  • Trovare un buon lavoro, non necessariamente diventare famosa, ma lavorare per un impresa seria, che rispetti i suoi collaboratori e clienti.
  • Vorrei provare a mettermi in proprio
  • Sicuramente no !
  • Una espressione della creatività dei designer al servizio del individuo,
  • Spesso sembra un’arte per se stessa, qualcosa da esporre, da ammirare a distanza, non da usare
  • Ignoranza dei “capi “, paura di fare le cose diverse dai altri
  • Assolutamente si , la buona cultura va insegnata da piccoli design non vuol dire disegno e basta, non si può inventare una cosa da niente, senza provare a realizzarla, a toccarla, a darle vita. I bambini hanno molta fantasia, crescendo non devono diventare tutti uguali
  • si
  • No sarei cosi categorica sulla fine del design, ma e vero che ce tanta spazzatura sul mercato, che viene spacciata per creatività
  • Veramente sono venuta in Italia a cercare la mia fortuna ( vengo dalla Moldavia)
  • Vorrei entrando nei diversi negozi vedere i capi diversi, non le stesse cose (spesso di scarsa qualità, ma comunque costosi )dappertutto, essere alla moda non vuol dire essere uguali
  • Non vi conosco abbastanza da poter suggerire, ma mi sto informando
  • Proviamo a insegnare ai nostri clienti ( perche designer lavora per il cliente, non per se stesso ) il buon gusto. Non sempre una cosa e straordinaria solo perche e stata creata da uno famoso.
  • Adriano Oliviero
  • Como
  • Laurea
  • Designer
  • Realizzarmi
  • Continuare a lavorare nella maniera corretta
  • Si
  • Prima di tutto una passione.
  • Speculazione
  • Il basso livello del mercato italiano.
  • Certamente, è una professione che non si può fare senza una partenza assistita.
  • Favorevole
  • Si tende a fare quello che i mercati chiedono.. purtroppo, soprattutto in Italia, si richiede merda.
  • Certo
  • L a cultura e la consapevolezza della forma.
  • Di continuare, con passione.
  • Considerate sempre lo stato d’animo che consegue quello che state vedendo.
  • Andrea
  • Treviso
  • Maturità scientifica
  • Ex designer…..ora Imprenditore vitivinicolo!!!!!
  • Buone. Ambiente di lavoro stimolante. Presunta possibilità di crescita professionale.
  • Non buone. Lavoro molto. Riconoscimenti pochi. Minima spesa…massima resa!
  • Dopo aver cambiato vita e lavoro….si!
  • Il design dovrebbe essere un merito riconosciuto a chi veramente lo realizza.
  • Invece i meriti di tanto lavoro vanno sempre al datore di lavoro o allo stilista di fama, e mai a chi veramente “mette del suo”!
  • Trovo insopportabile vedere il mio lavoro valutato/criticato da gente incompetente!
  • Per esercitare la professione la formazione scolastica è senz’altro utile. La vera esperienza, però, te la fai sul campo. Ho imparato di più in una settimana d’officina che in mesi di corsi!
  • A dire il vero io abolirei TUTTI gli ordini professionali, retaggio di un “baronesimo” d’altri tempi!
  • Direi invece che ho sempre visto l’importanza del design nei momenti difficili. Quando il mercato non tira….è con le nuove idee e la varietà delle proposte che si trovano nuovi clienti e mercati. E poi…chi l’ha detto che”la merda” non possa essere di design????
  • No, per lavoro non cambio vita. Piuttosto cambio lavoro.
  • Come già scritto poco sopra: mi piacerebbe che veder riconosciuti anche il lavoro ed i meriti di chi, come me, ha per anni lavorato nell’ombra, regalando onori, gloria e soldi a fantocci di stilisti, forti solo di un nome con cui “firmare”.
  • Scelte di vita mi hanno permesso di intrapprendere altre strade. Ora ho un’azienda mia che col design non centra nulla. Consiglio di scegliere bene con chi collaborare e di non “svendersi”!!!
  • Si lavora per vivere. Non viceversa!!

To be continued…

Questa è la seconda parte del nostro esperimento. Vi invitiamo a seguirci nei prossimi giorni per la terza ed ultima parte.